Bisogna
diffidare dei fiori . Soprattutto a Pechino. Ma il comunismo per me era una
faccenda di ventilatori, e l’episodio dei Cento Fiori mi era sconosciuto quanto
Wittgenstein o Ho Chi Min. In ogni modo, coi fiori gli avvertimenti non servono
a niente: si casca sempre nella trappola. Cos’è un fiore ? Un sesso gigante che
si è messo in ghingheri. Questa è una verità risaputa; il che non ci impedisce,
scemi come siamo, di parlare leziosamente della delicatezza dei fiori. Si
arriva al punto di chiamare lo spasimante tonto “fiorellino candido”: una cosa
incongrua e inadeguata come definirlo “sesso candido”. A San Li Tun c’erano
pochissimi fiori, ed erano brutti. Ma erano fiori comunque. I fiori di serra
sono belli come mannequin, ma non hanno odore. I fiori del ghetto sembravano
vestiti di stracci: certi erano brutti come contadine che andavano alla
capitale, altri ineleganti come cittadine in campagna. Tutti sembravano fuori
luogo. Eppure, se si infilava il naso nella loro corolla, se si chiudevano gli
occhi e ci si tappavano le orecchie, veniva voglia di piangere- cosa mai può
esserci, in fondo ai fiori più comuni, dal profumo banalmente piacevole, cosa
mai può esserci di così straziante, perché quella nostalgia di ricordi che non
sono i nostri, di giardini mai conosciuti, di bellezze imperiali che non
abbiamo mai sentito nominare? In base a quale ragionamento la Rivoluzione
culturale non ha proibito ai fiori di profumare di fiore?
da Sabotaggio d'amore di Amélie Nothomb (1993)
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