mercoledì 29 febbraio 2012

I fiori di Amélie

Bisogna diffidare dei fiori . Soprattutto a Pechino. Ma il comunismo per me era una faccenda di ventilatori, e l’episodio dei Cento Fiori mi era sconosciuto quanto Wittgenstein o Ho Chi Min. In ogni modo, coi fiori gli avvertimenti non servono a niente: si casca sempre nella trappola. Cos’è un fiore ? Un sesso gigante che si è messo in ghingheri. Questa è una verità risaputa; il che non ci impedisce, scemi come siamo, di parlare leziosamente della delicatezza dei fiori. Si arriva al punto di chiamare lo spasimante tonto “fiorellino candido”: una cosa incongrua e inadeguata come definirlo “sesso candido”. A San Li Tun c’erano pochissimi fiori, ed erano brutti. Ma erano fiori comunque. I fiori di serra sono belli come mannequin, ma non hanno odore. I fiori del ghetto sembravano vestiti di stracci: certi erano brutti come contadine che andavano alla capitale, altri ineleganti come cittadine in campagna. Tutti sembravano fuori luogo. Eppure, se si infilava il naso nella loro corolla, se si chiudevano gli occhi e ci si tappavano le orecchie, veniva voglia di piangere- cosa mai può esserci, in fondo ai fiori più comuni, dal profumo banalmente piacevole, cosa mai può esserci di così straziante, perché quella nostalgia di ricordi che non sono i nostri, di giardini mai conosciuti, di bellezze imperiali che non abbiamo mai sentito nominare? In base a quale ragionamento la Rivoluzione culturale non ha proibito ai fiori di profumare di fiore?

da Sabotaggio d'amore di Amélie Nothomb (1993)

 

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