martedì 28 febbraio 2012

Io ?

Che  gli uomini fossero creature multiformi non era una novità per lo Svedese, anche se era sempre  un po’ uno choc doverlo constatare nuovamente ogni volta che qualcuno ti dava una delusione. Ciò che lui trovava stupefacente era il modo in cui gli uomini sembravano esaurire la propria essenza – esaurire la materia, qualunque fosse, che li rendeva quello che erano – e, svuotati di se stessi, trasformarsi nelle persone di cui un tempo avrebbero avuto pietà. Era come se, mentre la loro vita era ricca e piena, essi fossero, in segreto, stufi di se stessi, e non vedessero l’ora di liberarsi del loro discernimento, della loro salute e di ogni senso delle proporzioni per passare all’altro io, il vero io: che era uno stronzo detestabile e completamente illuso. Era come trovarsi in sintonia con la vita fosse qualcosa di accidentale che poteva capitare, certe volte, ai giovani fortunati; mentre, per il resto, era una cosa con la quale li esseri umani non riuscivano a rapportarsi. Che strano. E che strano  pensare che lui, che era sempre stato felice di far parte della schiera infinita e indifesa dei “normali” , poteva, in realtà, costituire l’anormalità, essere estraneo alla vita reale proprio a  causa delle sue radici, così grosse.

da Pastorale Americana di Philip Roth (1997)



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