lunedì 19 marzo 2012
domenica 18 marzo 2012
Che ne dite se vi informo io per un minuto circa? Che succede quando
il dottor Prinzmetal scopre che io e Solomon non possiamo avere figli
per colpa mia? Ce lo ricordiamo? Come si sente ciascuno di noi?
Informiamoci su come ci sentiamo. Ira, Alan e Orly Schoenweiss sono
dispiaciuti per Ira, Alan e Orly Schoenweiss, perché non possono
diventare zii e zia dei piccoli Silverfish. Il dottor Otto Schoenweiss e
signora sono dispiaciuti per il dottor Otto Schoenweiss e signora,
perché la famiglia non si allarga oltre i figli di Allie e Orly. Sophie
Silverfish è dispiaciuta per Sophie Silverfish, perché non può diventare
madre e perché ha deluso la famiglia Schoenwiss e il
marito-che-lei-ama. S’interruppe, respirò e sbatté che gli occhi malati e
viscosi guardando fuori dalla finestra verso il piccolo cerchio sospeso
di luce arancione sempre più tenue dei lampioni. - E per chi è
dispiaciuto Solomon Silverfish? -disse. Solomon Silverfish è dispiaciuto
soltanto per Sophie Silverfish, ecco per chi. Fiori ogni giorno per una
settimana, sorprese e calore di ogni genere e specie. Finge di dire che
a pensarci bene lui i bambini non li sopporta, anche se possiamo sempre
adottarne uno senza grandi problemi, se io e lui lo vogliamo. Dice che
può trasformare la stanzetta dei bambini che avevate fatto costruire voi
in uno studio per sé, pieno di peluche e con gli orsacchiotti sulla
carta da parati. Mai un pensiero per Solomon Silverfish da parte di
Solomon Silverfish. Mai un pensiero che non fosse per sua moglie,
benedetta la mia fortuna perché è una vera magia che lui mi ami al punto
di anteporre i miei sentimenti ai suoi -. Respirò. – Parliamo delle
prestazioni legali gratis per tutti gli Schoenweiss, senza contare i
vari Rotner, Kripke e Gupta e tutti quelli a cui bisogna fare il nome
degli Schoenweiss; o se non proprio gratis comunque a prezzi stracciati,
mentre Allie si rifiuta bellamente di fare altro che divorzi per tutti
quanti, cosa che a me, fossi al posto dell’adorata Orly, darebbe da
pensare. Parliamo di Solomon che per vent’anni tira fuori di galera quel
piantagrane ubriacone per guida in stato d’ ebbrezza nel cuore della
notte. Parliamo di me, parliamo del fatto che Solomon ha dimostrato
sempre e solo di amare sua moglie, la quale non merita né ha mai
meritato un amore e una persona così -. Respirò. – Parliamo del cancro.
Ricordiamoci che una certa persona si è accampata nella mia stanza al
B’nai B’ rith per una cosa come ventiquattro ore al giorno finchè i
medici non dicono che quel Silverfish ha già penato abbastanza e gli
danno il permesso di portarmi a casa. Parliamo di un uomo che trascura
un lavoro che ama e che è la sua vita per la moglie che dimostra di
amare di più proprio quando lei ha più bisogno di saperlo. Parliamo di
un uomo con questa moglie che è mutilata …
- Sophie.
- Una
moglie priva di importanti attributi femminili, che le pupille di
quest’uomo ancora si dilatano quando i suoi occhi mi guardano. Un uomo
che mi guarda ridurmi a un mucchietto d’ossa e protuberanze e odora il
mio odore e asciuga le mie lacrime e quando serve porta via i miei
escrementi come fossero regali e pulisce il mio vomito quando non faccio
in tempo ad andare in bagno e non mi fa sentire debole, sporca, o meno
persona, o meno Sophie del giorno in cui ha ballato insieme a me con le
braccia rotte -. Sophie ebbe un violento attacco di tosse. – Potreste
anche scoprire che è un marziano venuto dallo spazio, per quanto me ne
importa. E’ mio marito e io e lui siamo uniti da una cosa chiamata amore
che, casomai non l’aveste ancora sentita nominare, non è solo un
sentimento, è un modo di vivere la vita con una persona, e la vostra
Sophie malata è fatta di questo amore, di questa vita e di questo
Silverfish, e la mia vita è la sua e tutt’e due siamo quello che siamo
grazie all’altro -.
da Solomon Silverfish, un racconto del libro Questa è l'acqua di David Foster Wallace
giovedì 15 marzo 2012
In nome della madre
** Gli uomini sono buoni a fare qualche mestiere e a chiacchierare, ma sono persi davanti alla nascita e alla morte. Sono cose che non capiscono.Ci vogliono donne al momento della schiusa e all'ora di chiusura ** di Erri De Luca da In nome della madre (2008).
martedì 13 marzo 2012
domenica 11 marzo 2012
giovedì 8 marzo 2012
La Cosa Brutta
La Cosa Brutta è più o meno il motivo per cui non sono più sulla Terra.
Il dottor Kolumbus mi ha raccontato, dopo che io gli ho raccontato come
meglio potevo della Cosa Brutta, che la Cosa Brutta è una “grave
depressione clinica”. Sono sicuro che un dottore della Brown mi avrebbe
detto più o meno la stessa cosa, ma non ho consultato nessun dottore
alla Brown, soprattutto perché avevo paura che se avessi aperto bocca
in quel contesto sarebbe venuta fuori roba che mi avrebbe fatto finire
dritto in un posto come quello dov’ero finito dopo quella stupida,
ridicola faccenda del bagno. Non so davvero se la Cosa Brutta sia
davvero depressione. Prima avevo sempre pensato che la depressione fosse
come una tristezza profonda, tipo quella che ti prende quando muore il
tuo bravo cagnolino, o quando in Bambi uccidono la madre di Bambi.
Pensavo che t’imbronciassi un po’ e magari se eri una femmina versavi
qualche lacrimuccia dicendo:- Per la miseria, sono davvero depressa,- ma
poi vengono gli amici, se ce li hai, a tirarti su il morale e a
rimetterti in sesto e poi al mattino è come un colore sbiadito e dopo un
paio di giorni chi se lo ricorda più. La Cosa Brutta- e mi sa che la
depressione è questo e nient’altro - è molto diversa, e
indescrivibilmente peggio. Mi sa che dovrei dire più o meno
indescrivibilmente, perché nell’ultimo paio d’anni ho sentito le persone
più disperate cercare di descrivere la “vera” depressione. Uno della
televisione con lo scilinguagnolo ha detto che secondo certi è come
sott’acqua, sotto una massa d’acqua che non ha superficie, almeno per
te, che qualunque direzione prendi trovi soltanto altra acqua, niente
aria fresca né libertà di movimento, solo restrizioni e soffocamento, e
niente luce.( Non so quanto sia azzeccato dire che è come essere
sott’acqua, ma provate a immaginare il momento in cui vi rendete conto,
in cui improvvisamente capite che per voi non c’è superficie, che potete
nuotare finché vi piace tanto lì dentro ci affogate; immaginate come vi
sentirete in quel preciso istante, come Cartesio all’inizio della sua
seconda cosa, poi immaginate quella sensazione in tutta la sua
piacevolissima intensità soffocante protrarsi per ore, giorni, mesi …
forse questo è più azzeccato). Una poetessa davvero meravigliosa di nome
Sylvia Plath, che purtroppo non è più in vita, diceva che è come stare
sotto una campana di vetro a cui hanno risucchiato tutta l’aria, e tu
non puoi respirare nemmeno un briciolo di aria fresca ( e immaginate il
momento in cui i vostri movimenti sono invisibilmente impediti dal vetro
e voi capite di essere sotto vetro …) Certi dicono che è come avere
sempre davanti e sotto un enorme buco nero senza fondo, un buco nero
nerissimo, con dentro qualche spunzone, magari, e tu fai parte di quel
buco, e cadi anche quando rimani dove sei (…magari quando capisci che il
buco sei tu, e nient’altro…) Io non ho uno scilinguagnolo incredibile,
ma voglio raccontarvi com’è secondo me la Cosa Brutta. Per me è come una
nausea completa, totale, assoluta. Cercherò di spiegarmi meglio.
Immaginate di avere una nausea davvero tremenda che parte dallo stomaco.
Quasi tutti hanno avuto una nausea davvero tremenda, perciò tutti sanno
come ci si sente: è tutt’altro che divertente. OK.OK. Ma quella è una
sensazione circoscritta: si accentra grossomodo intorno allo stomaco.
Immaginate che tutto il corpo abbia la nausea: i piedi, i grossi muscoli
delle gambe, le clavicole, la testa, i capelli, ogni cosa, tutto
nauseato come uno stomaco in subbuglio. Poi, se ci riuscite, vi
pregherei di immaginare la stessa sensazione ancora più diffusa e
totale. Immaginate che ogni cellula del vostro corpo stia male come
quello stomaco nauseato. E non solo le cellule, ma anche gli e.coli e i
lactobacilli, i mitocondri, i corpi basali, tutti con la nausea a
ribollire infiammati come larve nel collo, nel cervello, ovunque,
dappertutto, in ogni cosa. E tutti con una nausea da morire. Ora
immaginate che ogni singolo atomo di ogni singola cellula del corpo
abbia quella stessa nausea, una nausea insopportabile. E ogni protone e
neutrone di ogni atomo…gonfio e pulsante, malaticcio, nauseato, senza
speranza di vomitare per liberarsi da quella sensazione. Ogni elettrone
ha la nausea, perde l’equilibrio e sbarella negli orbitali da luna park
inondati da un turbinio screziato di gas velenosi gialli e viola, tutto
stordito e sbarellante. Quark e neutrini fuori di testa che schizzano
nauseati dappertutto, impazziti. Immaginate questo, immaginate una
nausea diffusa capillarmente in ogni vostro minimo frammento, perfino
nei frammenti dei frammenti. Di modo che la vostra essenza, la
vostra…quintessenza è caratterizzata unicamente dalla nausea; voi e la
nausea siete, come si dice, “una cosa sola”. Ecco pressappoco cos’è in
sostanza la Cosa Brutta. Tutto in voi è nauseato e paradossale. E
siccome l’unica conoscenza che si ha del mondo intero passa attraverso
le varie parti del corpo- tipo gli organi sensoriali, la mente, ecc.- e
siccome queste parti hanno una nausea da morire, il mondo intero che voi
percepite, conoscete e abitate vi arriva filtrato da questa brutta
nausea e diventa brutto. E tutto diventa brutto in voi, tutto il bello
esce dal mondo come l’aria esce da un pallone rotto. Di questo mondo
conoscete solo metifiche puzze di marcio, visioni tristi e paradossali
dai lividi colori pastello, suoni aspri o di una tristezza mortale,
situazioni insopportabili e indefinite disposte in un continuum senza
fine…Idee incredibilmente stupide, disastrose. E succede proprio come
quando ti viene la nausea e sotto hai una paura che non passerà mai: la
Cosa Brutta ti spaventa allo stesso modo, solo peggio, perché la paura
stessa è filtrata dalla brutta malattia e diventa più grande, peggiore e
famelica di quando è cominciata. Ti squarcia, si insinua e ti si agita
dentro. Perché la Cosa Brutta attacca non solo te facendoti sentire male
e mettendoti fuori uso, ma attacca in special modo, fa sentire male e
mette fuori uso proprio le cose che ti servono a combattere la Cosa
Brutta, a sentirti magari meglio, a restare vivo. Non è facile capirlo,
ma è davvero così. Immaginate una malattia davvero dolorosa che, per
dire, colpisca le gambe e la gola provocando dolori davvero fortissimi,
paralisi e sofferenza di tutte le zone circostanti. Come se non fosse
già abbastanza brutta di per sé, questa malattia è anche indefinita; non
riuscite a far niente per contrastarla. Le gambe sono paralizzate e
fanno malissimo…ma non riuscite a correre a cercare aiuto per quelle
povere gambe, perché quelle gambe vi fanno troppo male per permettervi
di correre. La gola vi brucia da morire manco stesse per esplodere…ma
non riuscite a chiamare un dottore o a chiedere aiuto, perché la gola vi
fa troppo male per riuscirci. E’ così che funziona la Cosa Brutta: è
particolarmente brava ad aggredire i vostri meccanismi difensivi. Il
modo per combattere o sfuggire la Cosa Brutta sta chiaramente nel
pensare in modo diverso, nel ragionare e discutere con voi stessi,
giusto per cambiare il vostro modo di percepire, sentire e elaborare le
cose. Ma vi sereve la mente per farlo, vi servono le cellule celebrali e
i loro bravi atomi, le facoltà mentali e compagnia bella, vi serve il
vostro io, ed è proprio quello che la Cosa Brutta ha fatto ammalare
troppo perché funzioni a dovere. Ha fatto ammalare proprio quello. Vi ha
fatto ammalare in modo da non permettervi di guarire. E voi cominciate a
pensare a questa situazione veramente atroce e vi dite:- Mannaggia,
come cavolo è riuscita la Cosa Brutta a fare questo? – Ci pensate su, ci
pensate davvero bene perché è nel vostro interesse, e poi tutt’a un
tratto avete come un intuizione …la Cosa Brutta riesce a farvi questo
perché vo siete la Cosa Brutta ! La Cosa Brutta siete voi. Nient’altro:
nessuna infezione batteriologica né colpi di spranga o di martello in
testa quando eravate piccoli, né scusa d’altro genere; voi siete la
malattia. La malattia vi “definisce”, specie dopo che è passato qualche
tempo. Vi rendete conto di tutto questo. Ed è allora, mi sa, che se
avete lo scilinguagnolo vi rendete conto che l’acqua non ha superficie,
oppure sbattete il muso contro il vetro della campana rendendovi conto
di essere in trappola, oppure guardate il buco e non vedete che ha la
vostra faccia. E’ in quel preciso istante che la Cosa Brutta vi divora, o
meglio, che voi divorate voi stessi. Che vi uccidete. Facciamo tante
storie quando chi ha una “grave depressione” si suicida; diciamo:-Per la
miseria, dobbiamo fare qualcosa per impedire che si suicidino! –
Errore. Perché, vedete, tutte quelle persone a quel punto si sono già
uccise, nel senso che conta per davvero. Quando scolano interi
armadietti di medicine, schiacciano un pisolino in garage o che so io,
si sono già uccisi da un pezzo. Quando “si suicidano” si dimostrano
semplicemente coerenti. Danno semplicemente forma esteriore a un fatto
la cui sostanza in loro esiste già da molto tempo. Una volta che ti
rendi conto di quello che sta succedendo, il fatto dell’autodistruzione
esiste sotto tutti gli aspetti pratici. Rimane ben poco da fare in una
situazione simile, a parte “formalizzarla”, altrimenti, se non è quello
che volete, c’è sempre la TEC o un viaggio che dalla Terra vi porti su
un altro pianeta.
* dal racconto Il pianeta Trillafon in relazione alla Cosa brutta ( Questa è l'acqua di David Foster Wallace )
mercoledì 7 marzo 2012
lunedì 5 marzo 2012
Bambini
** Un bambino
è la più forte delle creature, anche se il suo braccio si può stringere tra il
pollice e l’indice **. da Colpi al cuore di Kari Hotakainen (1999)
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