sabato 14 aprile 2012

Tutte le famiglie sono psicotiche


da Tutte le famiglie sono psicotiche di Douglas Coupland, 2012. 


Florian si rivolse a Janet. “Quello che dicevo prima, che il senso della vita è godere delle cose buone, era solo una menzogna faceta”. “Sono felice di sentirtelo dire.” “Per quel che ne so, Janet, la vita non è che una serie di perdite, e a ogni perdita c’è bisogno di spostare tutto l’arredamento della mente, gettare via delle cose, poi c’è un’altra perdita, e si continua così, in un ciclo infinito.” “Sembra che tu mi abbia letto nel pensiero, Florian. La vita taglia come una motosega.” “Non è difficile. Quello che pensi ti appare negli occhi”. Florian finì il cocktail. “Quando l’hai capito per la prima volta?” “Ero un’ingenua. Credevo ciecamente al copione che mi avevano consegnato. E poi un giorno, nei primi anni ottanta, mi sono fermata a un semaforo rosso a Vancouver, e ding! Ho capito all’improvviso che ormai mi trovavo nella colonna “meno” della vita, e che la colonna “più” era finita. E’ strano come a volte ti rendi conto solo molti anni dopo di quanto profondamente ti abbiano colpito determinati eventi. E tu?”. “Per me è sempre stato così. La perdita, la sensazione delle cose che scivolano via. non il denaro, quello non conta, perché sembra che sia lui a cercare me. Ma tutto il resto: scivola, scivola, e a un tratto è andato”.



La bicicletta di Leonardo, di Paco Ignacio Taibo II

Perché i disegni preparatori sono spesso più belli del lavoro finale e senza dubbio molto più interessanti? Perché c’è molta più forza in quei tratti inconclusi, nei bozzetti, in certe idee sfumate, che nel risultato voluto e, qualche tempo dopo, ottenuto dal pittore ? Non ci sono dubbi sul fatto che il motivo d’attrazione nel bozzetto incompleto sia dovuto al suo carattere letterario, come se il quadro fosse raccontato attraverso aneliti interiori. Perché in quel momento i disegni sono ancora idee che fluttuano nell’aria prima di aggrapparsi al salvagente finale. Sicuramente nei bozzetti vi è una narrazione del futuro dipinto, ma anche un ponte tra il quadro e le idee che lo hanno generato, i materiali della realtà che si fonderanno in esso. E lì vi sono anche i rapporti del pittore con la materia. Sono meglio i bozzetti del futuro quadro, perché mostrano la sperimentazione, illustrano la ricerca, perché vi è in essi l’intera gamma di alternative e varianti su cui si prevarrà uno, uno solo, l’unico, risultato finale. Appaiono più interessanti perché, oltre a prefigurare il risultato finale, vi si trova il senso della ricerca. Tutto questo, la sensazione che qui sta l’opera finale, e non nel futuro affresco che non dovrebbe neppure esistere, è ciò che probabilmente acuisce le emozioni e il discernere del Mago, nativo di Vinci, di fronte alla visione dei bozzetti di cavalli con cui per lunghi anni costruì la struttura di quell’affresco che sarebbe stato La battaglia di Anghieri e che oggi, con Leonardo ormai tramutato in ossa e polvere, si trovano divisi fra Windsor, Gran Bretagna ( catalogati con i numeri 12326 recto e 12327 recto) e Madrid, Spagna, nella Biblioteca Nazionale come parte del Codice Madrid II. Non furono certo gli ultimi cavalli da lui disegnati. Anni addietro, la statua equestre di Francesco Sforza gli aveva tolto il sonno. Era un progetto di cavallo monumentale in bronzo che non sarebbe mai giunto alla fusione, perché le centocinquantaseimila libbre destinate finirono a Ferrara per trasformarsi in cannoni. Questi erano volti di cavalli in movimento (Hanno un volto i cavalli? Qual è la piuma che guida il volo degli angeli? In quale senso girano le onde al cadere d’una pietra nell’acqua cheta?), selvaggi, con espressioni feroci, come se il clima della battaglia possedesse anche loro e condividessero l’odio dei propri cavalieri. Cavalli incattiviti e sconvolti dalla furia, al punto che uno di essi finì con l’assumere, nei tratti a matita, le sembianze di un leone ruggente.


venerdì 13 aprile 2012

Capodoglio e calamaro gigante


Tutte le famiglie sono psicotiche

da Tutte le famiglie sono psicotiche di Douglas Coupland, 2012. 


“ Steven, ragazzo mio, avere un sacco di persone grasse che mangiano una quantità di cibo che fa ingrassare è un’ottima cosa per l’America”.
“ Non la capisco, signore. E può chiamarmi semplicemente Steve.”
“Come ogni altra cosa nella vita, Steve, è una questione di numeri, numeri, numeri. Tante persone grasse significano tanti contadini contenti, tanti produttori di fertilizzanti felici, tanti dipendenti di fast food felici anche loro…. Felicità e gioia per tutti. Il grasso inonda tutta l’economia, con uno tsunami di prosperità”.
“Le persone grasse però hanno maggiori problemi di salute”. “Ma questa è proprio la parte più bella, Steve. Oggi siamo nel punto di perfetto equilibrio tra una società obesa e una società prospera. Se tutti gli americani aumentassero di peso soltanto di un etto, il sistema medico non ce la farebbe più e l’economia ne soffrirebbe. Se questi stessi americani perdessero un etto, l’economia precipiterebbe”.
“Non avevo mai considerato l’obesità in questo modo”.
“Bè, ora puoi.”
“Giusto, signore.” 




lunedì 9 aprile 2012

Tutte le famiglie sono psicotiche

da Tutte le famiglie sono psicotiche di Douglas Coupland, 2012.


Nella vita non facciamo altro che cercare di schivare le frecce che la legge della probabilità ci tira addosso. Appena possiamo, ci isoliamo dagli atti casuali di odio e distruzione. Lo facciamo con i quartieri che costruiamo, con le pareti tra le case, con la nostra diffidenza verso l’ignoto. Una persona su sei milioni sarà colpita da un fulmine. Quindici su cento soffriranno di depressione clinica. Una donna su sedici avrà il cancro alla mammella. Un bambino su trentamila nascerà gravemente deforme. Un americano su cinque sarà vittima di un crimine. Un giorno in cui non accadde nulla di male, un giorno in cui tutto ciò che poteva andare storto va dritto, è un miracolo. Una giornata noiosa è il trionfo dello spirito umano, e la noia è il lusso senza precedenti nella storia della nostra specie.